Un uomo ci pensa due volte oggi prima di assumere atteggiamenti che potrebbero farlo “apparire” un maschilista. Ha imparato cosa si deve dire e cosa no, anche il vicino di casa ha imparato che certe battute non si fanno. E’ finito il tempo della tranquilla presunzione che faceva pensare ad uomo di essere il centro dell’universo. Il comparire sulla scena del soggetto femminile genera inquietudine, svela che l’ovvio non è ovvio.
Lentamente gli uomini si stanno avviando verso una progressiva mutazione che li porta ad assumere sembianze del femminile, a conformarsi al genere femminile che viene percepito come più forte. E’ la nuova faccia del millenario disagio del maschio di fronte al corpo femminile, da sempre sentito potente per la sua fertilità. Si è materializzato un soggetto che ostenta una serena presenza, che cerca di controllare l’ansia che si scatena quando il confronto con le donne diventa serrato.
Lo stesso però appare molto determinato nell’occupare spazi simbolici che sono stati da sempre appannaggio femminile. Spazi che nei rapporti privati, spesso e volentieri, hanno a che fare con il ruolo di genitore, a volte con la pretesa di essere considerato alla stregua di una madre. Sul piano della rappresentazione simbolica e politica, vediamo gruppi di uomini fare autocoscienza e rilasciare dichiarazioni politicamente corrette, mostrarsi composti.
In concreto, è il segno della fine della maschitudine. Cosa prenderà il suo posto è tutto ancora da verificare, nel bene e nel male, ma dopo il femminismo anche per un uomo niente è più come prima.
Pina Nuzzo
da lettera al tempo di mail, giugno 2010
foto, anni ’70 Modena, Piazza Grande