Cara Anfora, da poco hai terminato il tuo lungo percorso tra le strade, le piazze, le sedi istituzionali, le scuole della città di Ferrara. Ti sei presentata autorevole a tutte e tutti e per le donne ferraresi sei stata più di un simbolo. L’accoglienza è di grande rispetto quando passi dalle mani delle donne di Alfonsine di Ravenna, alle nostre e subito comprendiamo che ci aspettano giorni straordinari. Nel piccolo paese di confine tra le due province, S. Biagio di Argenta, sessanta donne, giunte anche dai paesi limitrofi, attendono il tuo passaggio.
Sosta di un’ora per guardarti finalmente dal vero e per iniziare ad “alimentarti” di messaggi. Una donna confida “non riesco a scrivere, per vent’anni ho preso botte in silenzio; non ho mai parlato nemmeno ai miei figli grandi”.
Arrivano a sorpresa anche le autorità comunali, venute a conoscenza del tuo passaggio. Qualche parola celebrativa, di presentazione, l’immancabile buffet e poi di nuovo in strada verso la città. Giunta alla Casa delle donne, ecco le prime visite e l’accoglienza delle compagne rimaste in sede all’UDI per gli ultimi preparativi.
E poi si riparte: ti aspetta il primo appuntamento ufficiale, per te ma anche per la delegazione di donne che ti accompagna: ci riceve il Presidente del Palazzo di Giustizia di Ferrara. Il tono del colloquio che si svolge, centrato sulla violenza sessuata, sul femminicidio, sull’insicurezza dei luoghi familiari più delle strade, sui percorsi processuali che spesso inducono le donne a non denunciare, è per tutte noi, in quel luogo, un evento straordinario, a conferma che questo ed altri incontri a seguire, avrebbero portato a confrontarci su questi argomenti, con personalità che hanno gli strumenti per agire, magari assieme. Così, infatti, avviene anche negli altri appuntamenti istituzionali dei giorni seguenti, con il Sindaco e il Presidente della Provincia.
Ma prima, ti aspetta un altro appuntamento “storico”: il saluto e la festa di tante donne, di tante associazioni, per la prima volta assieme, nella Casa delle donne, in un momento di carica emozionale difficile da trasmettere: è un bagno di folla. Cominci a girare di mano in mano, accecata da decine di flash, come si addice ad una vera diva. Siamo in tante, un insieme di colori, di sapori, di musiche e canti che uniscono etnie, storie e tradizioni. Emozione e qualche brivido, quando vieni alzata verso il cielo.
Stai vivendo i posti più prestigiosi della città; fai sosta nella piazza del centro; sei testimone di una rappresentazione teatrale e di una mostra a te dedicate; entri e attraversi con disinvoltura e sfida, il Castello Estense, un tempo luogo e simbolo del potere; ti fai ricevere nelle scuole …Tanti studenti sanno del tuo arrivo e perché arrivi: lo sanno i ragazzi premiati per un progetto letterario sulle discriminazioni alle donne lanciato nelle scuole superiori qualche mese fa; lo sanno e aspettano l’arrivo della Camminata contro la violenza che ti porterà tra loro. Ti aspettano nei licei ed Istituti professionali. È una mattinata indimenticabile! Siamo sicure che ti risuonano ancora, carissima Anfora, come a tutte noi, gli applausi che accolgono il tuo arrivo, le musiche, gli accordi di chitarra, le poesie, i racconti, realizzati per te, video, disegni, parole… ogni scuola si presenta con azioni fantasiose e diverse. Peccato poter restare solo 20 minuti in ogni scuola. Bisogna andare per raggiungere un’altra scuola, accompagnata da fotografi, giornalisti, TV locali e vigili urbani che coordinano i nostri passaggi agli incroci stradali, tra qualche commento percepito “guarda, quella è la staffetta”. Quattro ore di camminata, con un entusiasmo crescente di tutte, per l’accoglienza inaspettata e per la ricchezza che questi giovani ci trasmettono e che ci da l’opportunità di chiudere i nostri tre giorni con qualche consapevolezza in più: affrontare la violenza sessuata prima di tutto con i giovani, future generazioni, induce a sperare. Ne saranno testimoni i messaggi che hai raccolto, tanti da essere svuotata più volte.
Ma per te non è del tutto finita … ti lasci Ferrara alle spalle e approdi ai piedi del monumentale “Treponti” di Comacchio, dopo aver navigato sulla “batana” (tipica barca da pesca locale), accolta dalla due portastaffetta rappresentante da una donna di Comacchio e una donna immigrata, sotto lo sguardo ammirato della Sindaca che per l’occasione indossa la fascia tricolore.
Le canzoni “in doppia lingua” delle donne moldave, in splendidi costumi tradizionali, si alternano a balli, girotondi e letture. E le emozioni continuano… con un intento comune:arrivederci a Brescia, cara Anfora. Grazie perchè la città per qualche giorno è focalizzata su di te e il messaggio che trasmetti. Dopo qualche giorno siamo ancora frastornate e riempiamo le ore dei nostri racconti ma tu stai continuando il tuo viaggio. Ti abbiamo consegnata nelle mani delle donne modenesi, lunedì mattina in stazione, già festose, già in tante.
Ciao Liviana
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