…libere anche dalla sola idea di poter essere vittime

Napoli 14 Febbraio 2009

La Testimone della Staffetta di donne contro la violenza a Napoli

La testimone raccoglie testimonianze scritte e no, in tutto il suo passare di mano in mano. Le donne del Molise in Piazza Bellini a Napoli hanno portato l’Anfora alle donne di Napoli.

Aspettando l’anfora ci siamo preparate ad accoglierla, ma abbiamo fatto anche un lavoro che resterà quando la porteremo alle donne del Lazio, che è quello di reimparare a stare insieme nelle differenze. Un lavoro che sconfigge l’idea che la politica sia quel tanto che sa di poco che si vede in televisione e sui giornali. Almeno per chi questa impresa, questo evento, vive come un nuovo inizio.

Ieri 14 febbraio abbiamo preso parola, ascoltato, anche canzoni, parlato tra noi. Sedute fino a tardi intorno ai tavolini di Evaluna abbiamo ricordato e detto cose di noi che assomigliano a cose antiche. Il collegio dell’infanzia di qualcuna di noi, che assomiglia un po’ a quello del film (Magdalene),  oppure qualcosa che non si riesce a scrivere, o ancora qualcosa che si riesce a dire in un tempo che non basterebbe.

Non si parla di casi, si osserva attraverso le parole delle altre la propria vita.

La staffetta è arrivata a Napoli, e sarebbe facile dire, che è arrivata nella Regione e nella città che più a lungo terrà la Testimone perché sono i luoghi attualmente più emblematici della difficoltà e delle contraddizioni della politica nazionale. Invece l’Anfora resterà in Campania per 15 giorni, per un motivo che non ha niente a che vedere con questo. Il perché sta nel fatto che a Napoli tra le donne,ci sono stati alcuni momenti importanti per ridefinire la violenza che subiscono, e non per dire solo che è un’altra cosa, ma per porre la politica di fronte alle sue responsabilità.

La testimone in ogni luogo cambia mani e rimane simbolicamente e materialmente la stessa, non vuole “aiutare” sugli altri problemi di un territorio, non serve ad altro che a dire che la violenza abita le relazioni in tutto il paese e che non si può attribuire a nessun altro problema che non sia la sancita disuguaglianza tra generi.

L’anfora in Campania dice la stessa cosa che ha detto in Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Molise, e a Napoli per tutte che la politica delle donne ha bisogno di volontà che la spingano, perché se non lo diciamo noi non lo dice nessuno.

Hanno partecipato e contribuito alla giornata del 14 le donne e le associazioni che hanno aderito alla Staffetta, l’assessora Valeria Valente, la consigliera di parità Luisa Festa, che insieme ad Eliana ha fatto le foto che appena saranno pronte saranno messe in giro

Domani 18/02/009 ore 18, la staffetta approda tra le donne della UIL. Approda perchè la sala è nella sede del sindacato nel porto di Napoli- Piazzale Immacolatella nuova 5. Non sono una fotografa, quindi attendo il materiale dalle nostre artiste degli incontri di questi giorni. Appena saranno pronte le metterò a disposizione. Ieri mattina e stamani gli incontri con le scuole sono stati vitaminici, le ragazze ed i ragazzi energetici. Ieri pomeriggio lo spettacolo delle utenti del centro antiviolenza “Ora Che” sorprendente e coinvolgente. Non voglio andare nel sentimentale, me lo sono imposto, ma vedere per credere.

Curiosità della giornata, la giornalista che ci ha seguite stamani ha voluto mettere il suo bigliettino nell’anfora.

17/02/009, 85° giorno della Staffetta

Donne, il teatro delle guerre bugiarde.

A tutte le donne che vengono e che sono in Italia  diciamo che il loro essere nel Paese ci basta per la loro cittadinanza, che lavoreremo e sosterremo  le trattative per renderla legale partendo da loro e non dai loro uomini, non dalle loro chiese, non dalle loro gerarchie. Questo è il tutto che daremo fino in fondo, per affermare il diritto di tutti. Lo diciamo perché ci siamo liberate dall’infame senso di protezione per chi ci tortura, inganna ed uccide, e la nostra appartenenza è la Nazione, quella che nutre la nostra identità, non i riti della sottomissione, che gli uomini al potere contrabbandano per cultura della Patria.

Vigliaccamente, sempre, i guerrieri, i coraggiosi, i difensori usano e si nascondono dietro il corpo delle donne, dietro le donne.Gli uomini hanno scatenato una guerra: il teatro come sempre è la carne, l’arma lo stupro, il coltello e gli spari. Non ci sono ideologie ma logiche di potere e di possesso: è femminicidio, mezzo e fine dei segnali di guerra tra opposti, non importa quanto potenti gli uni e quanto disperati gli altri. Gli altri prima di essere vittime, uccidono e stuprano, gli uni per vincere uccidono e stuprano: è la guerra e chi l’ha scatenata sono sempre le due o le tante parti.

Noi faremo di tutto per smetterla, siamo le vittime, non  abbiamo armi e non le usiamo, chi potrebbe smetterla subito è invece ben armato e non vuole. Finalmente in questa guerra dove lo stupro è l’arma, vanno chiamate in causa le donne perchè gli uomini sono pronti a guerreggiarla fino in fondo. Chi ha spazio per farsi sentire, è vero, sono gli uomini nel potere, usano le parole come pietre e non fanno nulla che non sia la guerra,  lo vediamo. Quando  è  cominciata lo sappiamo, molto prima di ora, ma le ostilità di oggi ci danno l’occasione di destituire d’ogni fondamento le finte soluzioni tra uomini, che si fanno la guerra stuprando noi.

Lo stupro è un atto di guerra, e se non è solo quello di questi giorni, oggi è però certo la risposta che sanno dare gli uomini ai loro nemici sul corpo delle donne, per moderarsi reciprocamente. Quali donne lo sappiamo: noi, le donne segregate in casa “dai nostri” e “dai loro” uomini, private dei documenti, ricattate, nutrite di pane e botte,  stuprate per ritorsione dall’una e dall’altra parte. Siamo chiamate in causa nelle violenze sessuate, e  non abbiamo bisogno che nessuno ci dia parola perché  già l’abbiamo ed è sentita se pure non ascoltata. Gli uomini al potere dentro e fuori le case sanno tutto, hanno imparato le nostre parole: sanno che cosa fanno quando stuprano e offendono, e sanno anche perché lo fanno.

Non dobbiamo più dirgli nulla, abbiamo fatto la nostra parte.

Ora che la pace va fatta, le trattative non possono farle quelli che faranno finta di farle. Ora noi dobbiamo parlare tra donne per disarmare gli uomini tutti, per salvarci e per fare la pace che salva le nostre figlie. Questo che vogliamo praticare da subito è anche il messaggio nostro per l’Anfora della Staffetta di donne contro le violenze sulle donne: sappiamo che lì sarà restituito per quello che è e  non darà pretesti  a chi non sa più come giustificarsi.

19/02/2009 – 87° Giorno di Staffetta di donne contro le violenze

Consegniamo la testimone alle donne della Commissione provinciale di Pari Opportunità di Salerno. Grande ufficialità, grande preparazione, molti mezzi, molta voglia di usare fino in fondo un’occasione inedita come la Staffetta.

Non è la prima volta che vado a Salerno: non mi aspettavo molto di meno. Filomena Gallo l’avevo conosciuta nella campagna per l’abrogazione della legge 40. Aspettando l’anfora ho conosciuto Rosmina.

Le giovani sono tante, ognuna avrà forse voglia di non aspettare che cambi, per aspettare di essere libere anche dalla sola idea di poter essere vittime: quando lo dico si apre un sorriso senza confini. Ci sono le donne che sono state con noi all’incontro con i questori della Campania sulla questione eterna delle denunce.

L’emozione del momento è tanta soprattutto da parte mia.

Mi sembra di dividermi da una vecchia amica, mi piace vederla andare e nello stesso tempo temo. Quando vado via sono in parte confortata dalla perfetta organizzazione Salernitana, poi ancora di più nel sentire le parole d’amore delle donne a cui l’affido.

Non so se l’amore sia contagioso, o forse la magia dell’anfora, come ho sentito dire da Marsia.

      La Portastaffetta Stefania Cantatore

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