CON L’ANFORA che ci è stata affidata nei giorni 21 e 22
A BRACCIANO
–Nel pomeriggio del 20 marzo io e Mila Corvino siamo andate a Bracciano a prendere l’Anfora e abbiamo ascoltato canzoni che spaziavano dal ‘400 ad oggi, eseguite con grande professionalità dal Coro Polifonico. Eravamo sedute di lato. E’entrato il Coro Giovanile e la giovane Maestra, in evidente stato di gravidanza, si è messa davanti all’Anfora a dirigere con movimenti lievi ma decisi. Io ascoltavo e guardavo l’Anfora, ascoltavo e vedevo il profilo di quel corpo giovane che sembrava danzare nell’aria per raggiungere e guidare ogni singola voce. E ogni tanto qualcuna andava a mettere un biglietto dentro l’Anfora. E io guardavo e guardavo le due curve simili e vicine, l’Anfora e la pancia entrambe gravide, e più guardavo e più mi emozionavo…Ho chiesto ad una ragazza che faceva foto di farne una da dove stavo io: l’ha fatta. Mi piacerebbe tanto averla.
AL LICEO MONTALE
–La mattina del 21 io e Mila abbiamo portato l’Anfora al Liceo Classico Montale, dove abbiamo trovato ad aspettarci una giornalista del Giornale Radio Rai -a cui abbiamo rilasciato subito un’intervista- e circa trecento ragazze/i con alcune/i docenti tra cui l’insegnante di Storia dell’Arte Maria Teresa Paleani che con tanto entusiasmo e impegno ha lavorato con me per preparare l’incontro. Abbiamo consegnato l’Anfora a due ragazze che l’hanno presa e deposta su un tavolino posto sul palco del grande teatro. Il Preside ha voluto portare il saluto di tutta la scuola. Si è detto onorato per la presenza dell’Anfora e commosso per il fatto che sia partita proprio dalla sua terra, la Sicilia. Ha aggiunto, rivolto ai ragazzi, che chi fa gli studi classici sa che la donna rappresenta la bellezza per cui uccidere una donna significa uccidere la bellezza (e qui ho un po’ tremato). Ho donato al Preside, per la biblioteca della scuola, alcune nostre pubblicazioni e ci siamo salutati. Ai ragazzi ho spiegato che tra i libri donati c’era un quaderno su Olympe de Gouges e ho chiesto se l’avessero mai sentita nominare: mai. Ho dato qualche veloce informazione sulla figura di Olympe e sul suo modo di intendere la rivoluzione, poi ho detto che se si cancella l’esperienza storica delle donne si uccide la bellezza della Storia. E’ partito un applauso appassionato da parte di un gruppo di ragazze che poi ha contagiato tutte/i…. e così ho tirato un sospiro di sollievo e ho continuato a parlare portando alcuni esempi di come la presenza delle donne imponga alla Storia altre categorie e una diversa lettura della esperienza umana. Abbiamo poi visto la prima parte del nostro dvd “Viaggio nel ‘900 delle donne. Una storia politica” ed è in seguito ripreso il confronto a cui hanno partecipato vari ragazzi e ragazze e alcune insegnanti. Due giovani molto prese nel loro ruolo intanto raccoglievano in un cestino i bigliettini che poi mettevano nell’Anfora. E’ stato espresso il bisogno di approfondire in classe problemi emersi durante la discussione. Alla fine dell’incontro le insegnanti si sono fermate a parlare con noi e la prof di Scienze (avevo parlato della biologa Barbara Mc Clintokc e del suo rapporto da soggetto a soggetto con la natura) ci ha chiesto una bibliografia che desse conto di un punto di vista critico delle donne sulla Scienza. Mila si è impegnata ad inviargliela.
ALLA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE
–Il 21 pomeriggio si è svolta la NO-STOP presso la Casa Internazionale delle Donne, preceduta da una allegra passeggiata per le strade intorno alla Casa con Stradabanda, della Scuola Popolare di Musica di Testaccio,. L’Anfora è entrata nella sala Carla Lonzi, portata da Renata Muliari e Mila Corvino, al suono struggente e dal sapore antico di una fisarmonica.
Hanno parlato Fabiola Pala, Costanza Fanelli, Edda Billi e Tiziana Bartolini.
E’ cominciato poi un alternarsi continuo di poesie, interventi più propriamente politici, canti, monologhi, in una atmosfera magica dove la politica a volte andava ad addensarsi e a strapparti l’anima nei momenti più impensati. Come quando Viola Buzzi ha recitato e cantato un pezzo sulla caccia alle streghe o quando, alla fine, ha presentato un complesso lavoro dedicato alla senatrice Merlin e alla “sue” prostitute. Ma ci sono anche stati momenti di puro divertimento come durante il monologo della brava conduttrice della serata, l’attrice Silvia Nebbia del Coordinamento Donne SAI (Sindacato Attori Italiano SLC CGIL Roma e Lazio) sulla sfortunata camorrista napoletana che “spiccia e spaccia” e invece desidera la parità con i suoi uomini come assassina per avere anche lei la sua foto sui giornali.
Le Mele-Grane hanno proposto a più riprese poesie di donne che dicono l’esperienza del dolore, ma anche l’orgoglio e la consapevolezza del proprio valore .
Il dibattito è risultato solo apparentemente spezzettato. In realtà un filo tenace ha tenuto insieme tutto: lo spettacolo e l’introduzione di Rosanna Marcodoppido, gli interventi delle donne delle istituzioni –Giulia Rodano, Roberta Agostini, Monica Cirinnà, Donatina Persichetti, Luisa Laurelli- le parole di Gabriella Paparazzo, Claudia Bella , Mariagrazia Rossilli, Paola Ortensi e le conclusioni di Anita Pasquali.
Quello che è emerso è che nessuna vuole farsi coinvolgere in discorsi razzisti, come sta avvenendo in questi giorni anche tra donne (vedi le ronde rosa). La violenza maschile contro le donne non è un’emergenza, ma ancora oggi elemento costitutivo della nostra cultura. Infatti, come ci dicono i dati statistici e l’esperienza dei Centri antiviolenza, la maggior parte delle violenze si consuma nella sfera privata. Occorre perciò andare al cuore del problema per cercare di risolverlo e non accontentarsi di interventi solo repressivi, che pure sono necessari. Troppi uomini non sopportano la libertà femminile, esiste quindi una incapacità maschile alla libertà, a liberarsi dal virilismo tradizionale. Inoltre molte giovani guardano sé stesse e il proprio corpo con occhi maschili o sono completamente omologate e comunque non sanno niente della nostra storia..
C’è da riprendere insieme, in tante, una forte iniziativa politica. Dobbiamo imparare a fare di nuovo rete come negli anni settanta e capire perché la nuova cultura delle donne cioè la nostra radicale critica al sapere e al potere patriarcale non è diventata senso comune, non ha toccato i programmi scolastici e in minima parte riesce a passare nei media.
Dei media informati è venuto il TG3 che ha fatto alcune interviste . La notizia è stata data dal GR1-2-3 il 19 e il 21. Tutta l’iniziativa è stata ripresa dal canale televisivo Cemchannel.
A CIAMPINO
–Il 22 marzo Anita Pasquali e Alba Gemma hanno portato l’Anfora a Ciampino, nella sala consiliare, e l’hanno consegnata a due donne, di cui una giovane, che l’hanno deposta su un tavolo mentre la banda musicale del paese suonava all’esterno, percorrendo le strade intorno al palazzo comunale. Sono intervenute le Assessore e la Responsabile P.O. del Comune, mentre le ragazze e le donne presenti hanno cominciato a mettere i loro biglietti nell’Anfora. Hanno poi parlato Alba Gemma e Anita Pasquali che ha spiegato il senso politico della Staffetta e l’impegno che fin dalla sua costituzione l’Udi Romana “La Goccia” porta avanti contro ogni forma di violenza maschile nei confronti delle donne. C’è stato un recital di una pianista e di una attrice che ha letto poesie di donne. Ha concluso la banda, in sala, con una suonata dedicata alle tante vittime di stupro.
Tra i biglietti trovati nell’Anfora vogliamo riportare questo di una quattordicenne che non ha bisogno di alcun commento:
“ In questo piccolo foglio non è possibile scrivere tutto quello che una ragazza come me pensa a proposito di ciò. Io sono una ragazza, 14 anni, ho paura di uscire di casa, addirittura a stare a casa, ho paura per tutto quello che telegiornali ci dicono, ho paura di ogni maschio che mi passa davanti o che mi guarda perché un’indifesa come me non potrebbe fare niente. E’ una vergogna così!”
SENZA L’ANFORA
UNA STAFFETTA BALLERINA
Durante tutto il mese di marzo La Goccia, grazie soprattutto ad un instancabile lavoro di Renata Muliari, che nei mesi precedenti ha preso contatti e organizzato incontri, è stata invitata in varie occasioni a parlare della Staffetta di donne contro la violenza alle donne, come mostrano anche manifesti e inviti laddove sono stati prodotti dalle varie Associazioni. L’idea della Staffetta è stata accolta ovunque con grande interesse, ha suscitato voglia di partecipazione, ed è piaciuta molto l’anfora come simbolo. Il tema della violenza sessuata e del femminicidio è fortemente sentito e riesce a stabilire una forte comunicazione emotiva che dà alla relazione tra donne e alle cose che si fanno insieme una carica straordinaria. Nei vari incontri hanno parlato Anita Pasquali, Anna Rita Piacentini, Tiziana Bartolini, Rosanna Marcodoppido, Alba Gemma, Annalisa Castaldo.
Le donne della CGIL, da tempo attivamente impegnate su questi temi, hanno voluto la nostra presenza perché la Staffetta con il suo percorso e i suoi contenuti passasse anche all’interno del loro dibattito, sia pure in un momento così difficile e attraversato da forti tensioni e preoccupazioni.
Il 4 il Coordinamento Donne CGIL Camera del Lavoro Sud hanno dato spazio alla Staffetta durante il Convegno “Le mille facce della violenza, il coraggio della denuncia”; il 9 se ne è parlato nella azienda di Call Center ATESIA, dove si è proiettato anche il nostro dvd; il 18 ad Ostia al convegno “Donne al bivio tra lavoro maternità tempi di cura” del Coordinamento Donne CGIL Camera del Lavoro Ovest; il 25 alla Camera del Lavoro Est, in occasione di un Attivo di lavoratrici e lavoratori su “Il welfare secondo Sacconi. Crimini e misfatti del libro verde”; infine al convegno del 19 promosso dal Coordinamento Donne CGIL-CISL-UIL su “Donne del Lazio oltre la crisi – Coordinamenti donne e Pari Opportunità”.
L’incontro con l’Assessora all’Agricoltura della Regione Lazio Daniela Valentini –che già aveva programmato un 8 marzo contro la violenza- ci ha consentito di venire a diretto contatto con un mondo che un tempo era parte importante dell’Udi: le donne della terra. Due sono state le occasioni per parlare, conoscerci, cominciare a riempire i vuoti di percorsi che nel tempo si sono divaricati.
Il 6 alla casa del jazz la manifestazione per l’8 marzo 2009 ha avuto come tema “Donne e agricoltura insieme contro la violenza”: molti sono stati gli interventi, ma anche spettacolo, scambio di informazioni, contatti. Abbiamo avuto modo di parlare della Staffetta e dell’Udi anche in una intervista rilasciata ad una televisione privata.
Il 31 a Velletri, in una azienda agricola, siamo state ospiti di un gruppo di imprenditrici, insieme a Daniela Valentini e a Paola Ortensi. Tra ottimo cibo, chiacchiere, canti improvvisati di alcune delle attrici con le quali si è stabilito, grazie alla Staffetta, un bel legame umano e politico, abbiamo avuto modo di verificare il cammino fatto dalle donne della terra nel campo della imprenditoria, l’amore e la competenza con cui parlano del loro lavoro e dei loro prodotti: è una realtà che oggi rappresenta esperienze e saperi femminili di grande valore, un valore che fa la “differenza”.
Una occasione per parlare della Staffetta è stato anche il Seminario “Sui Generis” del 10 nella Biblioteca Rugantino, sull’insegnamento delle varie materie nei licei in un’ottica di genere rivolto alle studenti. Durante il Seminario, con riferimento all’insegnamento della Storia su cui siamo intervenute, è stato proiettato il nostro dvd.
Momenti di grande intensità emotiva abbiamo vissuto il 31 pomeriggio ad Albano, nella Sala Formazione del Comune dove l’attrice Saviana Scalfi ha recitato il monologo di Franca Rame “Stupro”. Eravamo lì invitate dall’Associazione “8 marzo”. Per fortuna abbiamo parlato prima: le parole che abbiamo detto, sia pure così dense, vere, non saremmo riuscite a dirle dopo un testo che mantiene intatta, a distanza di tempo, la capacità di farti toccare l’orrore dello stupro, il suo senso più vero e a lasciarti letteralmente senza fiato.
Di particolare interesse si sono rivelati i contatti con le scuole per la disponibilità di alcune insegnanti, anche se è stato possibile portare l’anfora solo al Liceo Montale. Il 5 siamo state al Liceo Scientifico Farnesina dove alla presenza di tre classi si è parlato della violenza maschile alle donne. Si è poi proiettata la seconda parte del nostro dvd, che ha aperto un confronto reso particolarmente difficile e delicato per la presenza di due ragazzi appartenenti a formazioni di estrema destra, ma che ha evidenziato da un lato il desiderio di ascolto e di parola delle ragazze e dei ragazzi sul sapere dell’esperienza, che è sempre esperienza incarnata in un corpo sessuato, dall’altro l’inadeguatezza della scuola e dei suoi programmi rispetto alla cultura della differenza e delle differenze.
Il 27 al Liceo Classico Vivona è stata presentata la prima parte del dvd e si è aperta una discussione con le/i ragazze/i a partire dall’informazione sulla Staffetta. Resta il dato, purtroppo generale, di una scuola che continua a trasmettere, tranne poche isolate eccezioni, una cultura e dunque una conoscenza che si fonda esclusivamente sul punto di vista maschile. Eppure le insegnanti sono in netta maggioranza. Questo della scuola rimane senza dubbio per noi della Goccia una delle questioni fondamentali su cui intendiamo costruire un progetto di ampio respiro perché, forse più che nel passato, la scuola ci appare un luogo dove potrebbe essere possibile costruire libertà femminile e libertà maschile. Invece essa sta perdendo progressivamente risorse e senso e, in nome del profitto, quello scolastico delle ragazze, c’è addirittura chi vuole tornare alle classi femminili e a quelle maschili …E noi siamo molto preoccupate!
CONSIDERAZIONI FINALI
La Staffetta è stata una idea magnifica e politicamente molto feconda: ci ha dato nuova carica e attivato spazi di intervento per una pratica politica più articolata.
E’ importante il tempo: ci siamo date un tempo lungo un anno, niente può distrarci perché in continuazione arrivano nei nostri computer immagini, parole, eventi da tutta Italia.
E’ importante anche lo spazio: siamo ovunque, o quasi. Siamo tante.
E’ importante il simbolo: l’Anfora.
L’Anfora ha due manici e questo può costruire legame, relazione, solidarietà. Ma l’Anfora, come ci ha detto Paola Ortensi il 21 alla no-stop, da strumento di fatica può diventare strumento di dignità e di orgoglio: un’anfora portata sulla testa dà al corpo femminile e al suo incedere una regalità, una eleganza, una grazia e nello stesso tempo una forte carica simbolica.
Abbiamo bisogno di simboli, siamo esseri umani, abbiamo bisogno di simboli e di riti.
Ma siamo donne che faticosamente costruiscono un altro modo di stare al mondo e allora i simboli e i riti sono per unire, per riconoscersi, per camminare insieme e non per dominare, non per uccidere, non per umiliare. In nome dell’Anfora nessuna e nessuno prenderà la spada né verserà il sangue della nemica, del nemico. Siamo in un altro orizzonte di senso. Vogliamo ringraziare chi ha avuto l’idea della Staffetta e tutte le donne che a livello nazionale hanno lavorato e stanno lavorando per la sua riuscita.
Rosanna Marcodoppido per l’ Udi Romana “La Goccia”