2008: Relazione di fine mandato

Roma, Assemblea nazionale autoconvocata, Sabato 19, Domenica 20 gennaio 2008, relazione di fine mandato di  Pina Nuzzo, Delegata alla Sede nazionale

Eccomi con la Relazione scritta di verifica come previsto dal nostro Statuto. È la seconda, sono passati poco più di due anni da quanto avevo scritto nel giugno 2005. Scrivevo allora che era necessario un ripensamento della politica che chiamasse in causa  ogni donna dell’UDI per come raccontava e per come rappresentava la nostra Storia.

La personalissima narrazione che facevano quante di noi erano rimaste non serviva a farci riconoscere né dalle donne né dentro l’UDI stessa. Di noi, nonostante i nostri sforzi, tutti ricordavano solo il glorioso passato, dall’82 eravamo diventate trasparenti. Quella data segna la nostra seconda origine, tutta femminile, da quel momento l’Udi rompendo con un modello organizzativo, con un atto politico irreversibile, rompe di fatto con l’idea che essere a sinistra significa essere automaticamente dalla parte delle donne. La politica che ne scaturì fu ignorata.

Poteva essere solo così – oggi lo so – come so che il nostro agire politico e la sua rappresentazione andavano modificati alla radice.Ma quando abbiamo deciso che non volevamo essere comprese nell’economia di una parte o di uno schieramento non sapevamo ancora gli anni che ci avremmo  messo prima di arrivare, alle soglie di questo millennio, all’unico atto possibile per tornare visibili e riconoscibili: ridefinire l’appartenenza al genere e rappresentarla nuovamente.

Occorreva avere una visione di sé e del mondo per andare oltre l’io che il femminismo ci aveva insegnato a dire e  per tradurre in realtà il noi. Occorreva che il nostro stare insieme fosse vincolato alle decisioni che prendiamo, alla rappresentazione che vogliamo dare di noi, delle diverse esperienze e competenze, in due parole, far agire la disparità nelle relazioni e l’autorità del luogo. Questo abbiamo capito che andava fatto e questo abbiamo fatto.

Nasce da qui la cura che abbiamo messo nello scrivere documenti e comunicati per non cadere nel gergo e nel femministese, ogni volta ci siamo preoccupate che il nostro pensiero fosse chiaro ed espresso con  chiarezza. Farci capire dalle altre è stato il nostro primo obiettivo, perché senza un confronto è quasi impossibile tessere relazioni e costruire partecipazione.

La Campagna 50E50 si situa in un processo politico iniziato con il XIV Congresso che trova il suo compimento nella raccolta delle firme per la Proposta di legge di iniziativa popolare. Ma è dalla stessa Campagna che ripartiamo per sviluppare  una politica altra, di cui possiamo leggere solo le premesse.

La fiducia che tante donne ci hanno accordato dando vita ai Centri,  i rapporti che abbiamo avviato in modo limpido, le regole esplicite che ci siamo date, i risultati raggiunti hanno fatto crescere una grande aspettativa nei nostri confronti.

In molti casi  la richiesta di farci carico della rappresentazione delle donne e di organizzare l’iniziativa politica è esplicita: è una richiesta che è un atto di fiducia, è un riconoscimento per la nostra Storia e per aver saputo attingere da essa parole e gesti così attuali da sembrare inventati oggi. Questa richiesta ci fa piacere, ma ci mette anche alla prova perché la risposta va cercata attentamente nei gesti politici che abbiamo già compiuto.

Il più significativo, ma anche quello meno evidente, è da cercarsi nel linguaggio  che abbiamo usato per tutta la  Campagna che è stato lo stesso – le stesse lettere, le stesse mail –  per rivolgerci sia donne dell’UDI  che alle donne dei Centri. Un ruolo decisivo lo hanno avuto la Sede nazionale e il Sito. Nella Sede si sono concentrate tutte le richieste e le aspettative politiche, ma anche le spedizioni prima e il recupero e il controllo delle firme dopo. Nel Sito ci siamo incontrate, saputo le une delle altre, seguito in tempo reale la raccolta delle firme, avuto le informazioni utili, pubblicato foto e commenti… E’ merito di Milena Carone aver saputo trasformare uno spazio virtuale in uno spazio politico concreto. Gli appuntamenti – i seminari e le iniziative – sono avvenuti sempre prima delle Autoconvocazioni: di conseguenza le decisioni sono state affidate alla discussione e alla responsabilità di chi aveva animato i centri di raccolta, comprese le donne dell’UDI.

Questa stessa Autoconvocazione viene dopo l’Assemblea del 15 dicembre 2007, in cui le donne dei Centri e le donne dell’UDI hanno accolto la proposta fatta da me di trasformare i Centri di raccolta in “Centri di iniziativa ovunque si decide” e di aprire delle vertenze su tutto il territorio negli ambiti che ciascuna riterrà più opportuni.  Questa proposta era nelle cose: con l’avvicinarsi della scadenza della consegna delle firme, hanno cominciato ad arrivare mail e telefonate di donne che  esprimevano  rammarico per la fine di una vicenda politica in cui si erano sentite protagoniste, in cui si erano sentite parte di un dimensione nazionale.

Eravamo tutte felici per l’esito che si andava delineando della raccolta, ma anche preoccupate e con una domanda: e adesso? Adesso apriamo delle vertenze perché la Democrazia paritaria non è una questione di numeri, ma di un cambiamento radicale e profondo che ci impegnerà per tanto e in tanti modi. Moltiplichiamo le vertenze “ ovunque si decide “ e mettiamoci tutte alla prova, verificando nel tempo la tenuta delle relazioni  che abbiamo avviato.

Da come sapremo condividere con altre un progetto di così ampio respiro,  senza confonderci  e senza avere altre aspettative che non siano la realizzazione di quello che abbiamo messo in comune – la Democrazia paritaria – dipenderà molto del futuro della nostra associazione. Il futuro è già nelle donne nuove che sono qui oggi e nella  contaminazione che ne deriva.

L’Udi in questi due anni è stata anche tanto altro e la Sede ha avuto un ruolo  cruciale nella ricostruzione di  una dimensione nazionale.  La Sede è il luogo naturale degli incontri dell’Autoconvocazione, del coordinamento, delle garanti e fornisce il supporto necessario in termini di informazioni e materiali. E’ lo sfondo  delle iniziative, degli incontri, degli scambi intensi che sempre accompagnano gli incontri tra donne, incluso, qualche volta,  il piacere di pensare al cibo.

Fa parte del lavoro della sede avviare e intrecciare le relazioni con soggetti nuovi o di vecchia data e con istituzioni.  Si tratta di un’attività nuova, e di uno stile nuovo nel cercarli e nello stabilirli, non ricorrendo più a vecchie abitudini un po’ familistiche. Lo sforzo è quello di presentarsi con una titolarità e una dignità politica ben chiara.

Nella Sede si sono incrociati i nostri sguardi: io ho guardato tutte voi, voi mi avete guardato. Se come Delegata ho potuto tracciare una nuova fisionomia dell’UDI  lo devo semplicemente a quello che ho visto  che mi ha guidato verso le esperienze su cui era più opportuno investire, le iniziative che andavano messe in risalto. Ho annodato con pazienza i fili della comunicazione, ma con altrettanta decisione ho interrotto quelle consuetudini che fannocositantoudi e che invece  costituiscono  l’ostacolo maggiore  al ricambio delle donne: comportamenti che sono coazioni a ripetere che  non fondano nulla ed escludono tanto. Il vizio per esempio di alcune di farsi servizio e la tendenza di altre a moltiplicare inutilmente i tempi delle riunioni.

Il 19 novembre 2005  abbiamo tenuto a Roma un Seminario nazionale : Generare oggi tra precarietà e futuro. In quella occasione abbiamo presentato una Piattaforma politica, ripescando per la prima volta dal nostro passato una parola per dire l’attualità.  Non avremmo potuto scrivere  quella piattaforma senza la competenza di Laura Piretti che insieme all’Udi di Modena e, più complessivamente di altre Udi dell’Emilia Romagna, non avevano mai allentato l’attenzione  in questi anni,  controllando con tenacia il territorio in merito al funzionamento dei consultori, all’applicazione della 194, alla promozione della contraccezione.

La Piattaforma affrontava questioni che sono in questo momento di grande attualità, scrivevamo, lo voglio ricordare, è solo l’incipit: Consapevoli che il generare riguarda donne e uomini presentiamo una piattaforma che mette al centro la donna che genera. Privilegiamo infatti il corpo che fa nascere e consideriamo prioritario il soggetto donna.  Generare è un evento complesso anche per le sue molteplici angolazioni: tocca direttamente la salute delle donne, il loro corpo, lo spazio che esse devono fare nella propria vita a chi nasce. Al seminario parteciparono e intervennero molte giovani donne, grazie ai rapporti che erano nati qui dentro, e nella Premessa politica, perché presentammo pure una premessa, con vero tempismo scrivevamo: Fare figli per caso affranca dall’incubo del tempo e costringe alla tenuta su di sé e nel rapporto con l’altro. Scegliere di fare figli apre una contrattazione con il mondo in cui niente è come prima.

Il potere della maternità si riaffaccia minaccioso e insostenibile per gli uomini e altrettanto minaccioso e insostenibile per le donne. L’incubo della precarietà è quello di non farcela nella corsa col tempo fertile. Per le donne più giovani rende evidente quanto sia inedito condividere con un uomo questa responsabilità e quanto sia pericoloso per una donna pensare che in questa condivisione non ci siano ancora delle disparità. Il punto politico oggi è come gestire il passaggio dal soggetto di tutela che siamo state alle donne libere che possiamo essere.

Capite da queste poche parole quanto sia opportuno riprendere in mano la Piattaforma, stampare gli atti del Seminario e pretendere  un confronto con le  istituzioni che in quel momento non avevamo sufficiente credito per imporre.

Questa fase sarà gestita dall’Udi di Modena perché è loro l’accumulo dell’esperienza, ma è un merito anche del Coordinamento aver saputo costruire intorno ad una esperienza circoscritta nel territorio una risonanza più grande.

Questo modo di intendere  “il nazionale”  ci permette di  decentrare il lavoro e le responsabilità, ma soprattutto di far emergere donne di  qualità che possono diventare  riferimento per le altre, rappresentando l’Udi egregiamente.

Una cosa analoga è avvenuta sul femminicidio e la violenza sessuata: da tempo Stefania Cantatore mi subissava di mail e comunicati stampa dai quali risultava  evidente che filava un suo pensiero molto lucido e tagliente che traspariva dal linguaggio e dalle parole, oltre che dalle iniziative politiche. Insieme abbiamo organizzato il 7 giugno 2006, il presidio davanti a Montecitorio,  con l’intento di  fermare l’attenzione  dei  parlamentari e dell’ opinione pubblica sulla violenza alle donne , ricordando che è  la prima causa di morte  nel mondo e che eravamo ormai di fronte ad una emergenza.

Il 20 giugno 2007 abbiamo partecipato ad una Audizione  della  Commissione Giustizia  portando un documento elaborato dall’Udi di Napoli: Proposte per la modifica della normativa per i reati di violenza sessuata.

Poi la scuola di politica: Sono tanti gli elementi che hanno contribuito alla sua realizzazione, primo fra tutti l’età media delle donne dell’UDI Macare del Salento che incontrandosi con le loro coetanee presenti nella Sede hanno cominciato a farsi e a fare domande, mostrare interesse per la storia delle donne, ma anche curiosità per una socialità a loro sconosciuta che ogni tanto spuntava dai discorsi di noi più vecchie, diciamolo proprio così.  Curiosità e anche un poco di invidia.

Quindi quando mi hanno parlato delle Costantine  e quando  l’ho visitata, ho capito che, quella tenuta di rara bellezza  a pochi chilometri da Otranto,  era il luogo giusto per sperimentare una socialità che io avevo ormai archiviato nella mia vita ma avrebbe costituito una occasione  per le più giovani di trovarsi in concreto a dover decidere del tempo che avremmo trascorso insieme. E della politica che avremmo fatto. Enza Miceli, responsabile dell’UDI  Macare  oggi è qui insieme ad alcune altre e potranno raccontare.

Ho raccontato per brevi capitoli parte del lavoro che ho fatto, ma molta parte è stata realizzata con il sostegno e il contributo delle donne del Coordinamento.

In alcune occasioni il Coordinamento nazionale si è fatto promotore di iniziative politiche nazionali e sicuramente nella relazione che oggi presenterà darà conto del suo operato. Ho condiviso con tutte le donne del Coordinamento, che ne hanno fatto parte, alcune per due tornate,  una esperienza faticosa, ma intensa. Quando siamo riuscite a superare gli ostacoli determinati dalle diverse esperienze, abbiamo provato gioia e abbiamo sofferto quando non ci siamo capite. Capirci ha richiesto determinazione e volontà.

Sostegno e collaborazione mi è venuta  anche dalle Garanti, insieme abbiamo impostato il bilancio e da questo punto di vista mi pare che le cose sono entrate in un regime di normalità, per come possono essere normali le nostre finanze. In futuro io penso che le garanti dovranno occuparsi, in sintonia con il coordinamento, di alcuni contenziosi che non possono più essere lasciati aperti. Per questo dovranno essere disponibili a spostarsi per risolvere sul campo alcune questioni. Abbiamo anche necessità di consulenze e pareri professionali. Auspico un rapporto più stretto in futuro tra Garanti e Coordinamento.

La Sede nazionale dell’UDI è anche l’Archivio Centrale, da quando mi ne occupo ho sempre assicurato sia la consultazione che un minimo di protezione e manutenzione. Ma la manutenzione davvero necessaria, assente da molti anni e urgente, deve comprendere la protezione degli scaffali, la pulizia dei faldoni, la sostituzione delle graffette metalliche, la derattizzazione, la prevenzione delle infestazioni da tarlo dei soffitti e degli scaffali, la messa a punto del deumidificatore guasto da tempo immemorabile.

L’Autoconvocazione del gennaio 2005  arrivò alla “conclusione che è opportuno affidare ad una donna del Coordinamento l’incarico di costruire intorno all’Archivio centrale un gruppo di lavoro che si assuma la responsabilità di cui  si sono fatte carico  negli anni passati altre donne.L’incarico è stato affidato ad Annalisa Marino, con l’intento di “valorizzare il nostro patrimonio  avviando progetti relativi  alla manutenzione e alla consultazione dell’Archivio centrale per accedere alle risorse pubbliche, ma anche per stabilire rapporti nuovi e vantaggiosi per noi “

L’apertura della Sede, anche per la consultazione, la sua quotidianità – ordinaria e straordinaria – è garantita da Silvana Casellato, da me e dalla presenza costante di giovani donne. La quotidianità della Sede, infatti,  è sostenuta dalle donne che la frequentano e dalle relazioni che si sono costruite. Relazioni impegnative che richiedono  investimento del proprio tempo e delle proprie energie perché la politica si può “insegnare” e perché oggi deve essere modulata  sui tempi dei molteplici e precari lavori delle donne.

L’UDI è cresciuta tanto e sono cresciute anche  le nostre  responsabilità, ci aspettano nuovi compiti. Questi due anni che abbiamo davanti saranno fondamentali per assestarci ma soprattutto per verificare l’organizzazione  che ci siamo date e per pensare a come calibrarla in funzione del futuro dell’Associazione. Tutte noi, nelle forme che ci siamo date, con i diversi compiti che  oggi assumeremo e con la passione che ci contraddistingue dobbiamo cominciare a pensare ad un nuovo Congresso.  Ce lo possiamo permettere.

Dal resoconto del  29 gennaio 2008

Carissime, l’autoconvocazione è stata molto partecipata, anche se le questioni all’ordine del giorno erano tante e i nostri lavori hanno avuto dei ritmi molto serrati. In allegato il verbale e le relazioni che vi daranno il senso e della qualità e del dibattito. L’assemblea si è orientata verso un rinnovamento del Coordinamento, in parte delle garanti e mi ha riconfermato. Ringrazio tutte per la fiducia che mi è stata accordata e spero di non deludervi. Sono certa che troverò sostegno nelle donne con cui condividerò molte responsabilità. […] In settimana vi darò informazioni più dettagliate sull’8 marzo e sul manifesto nazionale. Posso già dirvi che la democrazia paritaria farà da sfondo alle due questioni che oggi sono cruciali per il nostro dibattito politico:194 e violenza sessuata-femminicidio. Un caro saluto a tutte Pina Nuzzo

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