Finalmente è arrivata!

 

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Sabato pomeriggio 6 giugno, Torre Pellice: un sole forte e rabbioso, nuvole minacciose, un vento deciso a buttare a terra la sessanta sagome femminili che stavano esposte in via Beckwith a raccontare storie di drammi femminili. Quasi una rappresentazione dello spirito degli uomini violenti che vogliono mettere a terra le donne, soddisfatti di vederle piegate da umiliazioni e soprusi.

Ma  così non è stato. La manifestazione che  ha accolto l’arrivo della Staffetta Udi contro la violenza sulle donne a Torre Pellice, è stata forte e bella. Forte dello spirito di tutte coloro che hanno partecipato, insieme a molti uomini, e che si tenevano unite da nastri di stoffa bianca a rappresentare la nostra voglia di essere unite nella solidarietà. Resa bella dai volti sorridenti di donne di tutte le età e dallo stupore felice di ritrovarsi insieme.

L’anfora- testimone  che è passata in tante mani femminili, è  arrivata in piazza San Martino accompagnata da Rita Murgia, Portastaffetta  dell’Udi per il Piemonte e dalle donne di Pinerolo.  A riceverla le musiche occitane e le mani di Eldina Bellion, staffetta partigiana, a ricordare tutte le donne che nella Resistenza hanno lottato per la libertà e la democrazia. Insieme a quelle di Rossella Sappè, del gruppo Donne Valpellice, a nome di tutti i gruppi e le associazioni femminili che lavorano per difendere  la memoria, la forza creativa, i diritti alla parità delle donne.

Gli striscioni guidavano la camminata:

“SE CI DIAMO UNA MANO CE LA FACCIAMO”

“BASTA CON LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE”.

Le passanti leggevano e guardavano incuriosite tutte quelle donne che sfilavano unite dai nastri. Ma c’era sempre qualcuna pronta spiegare e qualcun’ altra pronta a invitarle ad unirsi a noi. E qualche volta con successo. Il corteo al seguito dei musicanti è arrivato in piazza della Libertà. Un silenzio commosso ha accolto la lettura  di Maura Bertin, accompagnata dalla ghironda di Silvana Rivoir, di tre poesie che raccontano il dolore e il desiderio di amore delle donne:

Io lo chiamavo amore

Sul mio volto sbocciavano assurdi fiori blu…”

E poi ancora a camminare dietro agli striscioni  e alla musica. Nel cortile della Croce Rossa  cinque pioniere, il viso nascosto dietro inquietanti maschere bianche a rappresentare la condizione di solitudine e di invisibilità delle vittime, denunciano quali sono le violenze e quali i pregiudizi che accompagnano quelle  vite:

“Si crede che le vittime “avranno fatto qualcosa per meritarselo”…invece nessun comportamento può giustificare il ricorso alla violenza ed è fondamentale che la violenza venga alla luce e che le donne cerchino aiuti  esterni.”

L’ultima sosta in via Beckwith ad ascoltare  con piacere,  le ragazze e i ragazzi del Coro del Liceo Valdese. Verso la fine qualche goccia di pioggia ha cominciato a cadere, rendendo purtroppo impossibile il lancio della mongolfiera preparata da con alcune studentesse. Poi un’improvvisa una pioggia fredda e violenta ha disperso il corteo. Il colpo di coda di quello spirito maschile che vuole imporre alle donne sottomissione e silenzio? Chissà. Ma ieri abbiamo dimostrato nel nostro piccolo,  che se ci diamo una mano ce la facciamo.

Rita Sperone