Reggio Calabria

Carissime, mancano pochi giorni all’arrivo dell’anfora e avverto sentimenti contrastanti. Ma, sono troppe le cose da far quadrare ancora, soprattutto in questa settimana, e mi manca il tempo e lo spirito per riflettere sul tutto e scriverne. Tuttavia c’è un’ emozione più chiara: è una specie di stupore cronico per quello che siamo riuscite a fare noi e voi con questa vostra idea geniale di staffetta, questa sorta di lotta pacifica e ad oltranza per poter vivere libere e incolumi, come è scritto nel nostro slogan. Incredulità e stupore per un sogno realizzato che non dovrà svanire nel futuro di ogni donna. Non so ancora esattamente quando Giovanna Crivelli sbarcherà in Calabria. Mi sono sentita con lei qualche giorno fa e le ho dato per sommi capi il nostro programma che invio anche a voi. Il 10 mattina saremo pronte per accoglierla al porto…(Marsia Modola) LEGGI TUTTO

Partiamo dall’ultimo evento di Reggio Calabria dell’11 gennaio.Tenevamo molto a questa giornata dedicata alla nostra staffetta in miniatura. Il piccolo drappello di giovani atlete pattinatrici e marciatrici, con l’anfora in mano le prime due, con le fiaccole altre due, scortate da due vigilesse, avrebbe dovuto prima stupire e poi suscitare domande per le vie della città. Chi sono, dove vanno, perché? Interessare, impressionare la vista, era importante e primario per richiamare gente e avere una speranza di partecipazione ai contenuti. All’inizio ci fu subito una grande preoccupazione. Come garantire l’incolumità della nostra piccola anfora per le strade e le scale della città? Immaginavo Pina Nuzzo in ansia. Noi lo eravamo altrettanto, ma decidemmo di rischiare pur mantenendo dentro di noi la segreta speranza che ci venisse un’idea per salvaguardarla. E l’idea, non proprio geniale, ma necessaria fu un’anfora gemella (o quasi). Ce la procurò la XIII Circoscrizione che aveva organizzato nel quartiere di Ravagnese una marcia con gli studenti della scuola media, la mattina del 10 gennaio, appunto portando in strada un’anfora gemella. Così, anche se un po’ a malincuore abbiamo rinunciato a vedere l’anfora originale nelle mani delle atlete e pattinare con loro per le vie di Reggio. Battimani e il drappello parte.

Prima postazione, prime gocce di pioggia. Seconda postazione e pioggia sempre più insistente, ma riusciamo a raggiungerla. Dopo la pausa meridiana, la pioggia sempre più intensa ha pensato a toglierci qualsiasi altra velleità e preoccupazione. Voglio chiarire perché abbiamo pensato di inserire questa idea nell’insieme della manifestazione. Durante la fase organizzativa/preparatoria ci si preoccupava che tutto non finisse con il parlarci addosso senza che ci fosse un collegamento con le realtà territoriali. Certo il momento culturale del dibattito, dello spettacolo, del parlare noi ad un pubblico era un momento comunicativo-informativo importante e necessario, ma avevamo bisogno di uno scambio. Dare informazioni e riceverne dal territorio stesso, questo ci interessava, come primo passo fra quelli successivi legati ad azioni operative, concrete, tra la gente e presso le Istituzioni.

Abbiamo contattato quindi dei centri laici e religiosi che da anni svolgono attività nel senso dell’accoglienza e del sostegno e si è deciso di saperne di più andando a trovare e ascoltando le donne ospitate. Abbiamo anche considerato le carceri un simbolo troppo forte della sofferenza femminile e della discriminazione e ne abbiamo fatto una delle tappe più importanti. Il sistema carcerario non prevede una sostanziale differenza nella struttura funzionale e normativa a seconda che accolga detenute o detenuti e questo raddoppia gli effetti della pena sulle donne, perché sono obbligate ad un quotidiano non consono alle loro necessità di donne e perché non è previsto uno spazio adeguato per quelle che sono madri.

Queste donne tendono a non allontanarsi dalle celle per svolgere attività sportive o culturali, preferendo rimanere in cella a scrivere o leggere. Esiste una palestra attrezzata ma non attiva per mancanza di fondi e quindi di personale. Un funzionario ci informa che tutte le detenute attualmente presenti hanno alle spalle un passato di maltrattamenti, violenze e miserie ambientali e familiari. Una sua frase, si è scolpita nella nostra mente: per complessità e problematicità una donna in carcere è pari a 100 uomini…
Abbiamo raccolto i loro pensieri nell’anfora e di questo vi parlerò più avanti. (continua o continuerebbe)

Marsia Modola
Portastaffetta Calabria

fronte REGGIO CALABRIA 10 gennaio copia

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