Lombardia

MILANOanfora

Un invito agli uomini: che imparino ad interrogarsi sul perché della loro violenza con un percorso sia culturale che intrapsichico su
se stessi al fine di attuare un cambiamento comportamentale e sociale che incida sulla realtà della violenza alle donne.

Sorella, se tu parli la tua voce libera anche me.

Ci dovremo salvare da sole. Si salvi chi può.

Violenza fisica sul corpo e violenza continua quando ogni giorno viene negata la mia intelligenza dagli uomini in quanto donna: cosa è peggio?

Solo dopo aver attentamente riflettuto mi sono accorta di quante violenze ho subito. Se ognuna di noi lo facesse, probabilmente sarebbe lo stesso. Dalle molestie da bambina alla violenza psicologica da parte di mio padre, poi di mio marito, infine dal datore di lavoro. Grazie Udi di averci coinvolto nella Staffetta: mi ha obbligato a fermarmi a riflettere su cose che avevo rimosso o sottovalutato.

Cara Anfora, mi hai dato l’occasione per raccontarti qualcosa di me che avevo seppellito nel silenzio, so che sei testimone viva delle esperienze delle donne e immagino che nel tuo viaggio, partendo da un omicidio, tu ne abbia sentito di tutti i colori, spero che abbia raccolto anche testimonianze di speranza e di gioia, quella che deriva alle donne che si mettono in rete tra di loro. Quello che riaffiora nella mia memoria è un duplice ricordo su episodi che mi chiedo oggi, come avranno influito sulla mia vita di oggi? Quando avevo 14 anni, per strada, alla sera, mentre tornavo a casa, un ragazzino mi ha accostato, mettendomi una mano sulla spalla mi ha spinto entro un portone, lui non sapeva che era quello di casa mia, volevo ovviamente divertirsi…io scappai su per le scale ma lui, infilandomi una mano sotto la gonna è riuscito a strapparmi il reggicalze, io sono inciampata e caduta . Mi era già addosso. Per fortuna avevo in mano una bottiglia, ricordo che era olio (ero scesa a comprarlo) e, gridando “mamma” gliela ruppi addosso. Lui, tutto sporco e imprecando (cazzo, abita qua) se ne scappò via. Mia mamma non aveva sentito, ma quando mi presentai a casa sotto trauma, con le calze strappate in mano, non disse nulla. O almeno io non ricordo altro, scese a pulire le scale. Mi aspettavo che mi sgridasse perché avevo rotto la bottiglia, ma non successe nulla, nel bene e nel male. Cara Anfora, non è stato bello per niente per me sentirmi così sola.Un’altra volta venni accostata in treno, ormai avevo 20 anni e facevo la pendolare, da un esibizionista che mi appoggiò il suo cazzo sulla schiena, mi voltai di scatto e avendo l’ombrello portatile, con questo cercai di colpirlo. Almeno posso dire che non rimango paralizzata quando vengo aggredita. Di colpo si aprirono le porte perché ormai eravamo proprio in stazione, all’ultima fermata del treno pendolare quasi vuoto. Arrivata a casa sconvolta, questa volta c’era mio padre,che capì subito che qualcosa non andava, lui era un uomo chiuso ma evidentemente sveglio , cercò di capire, io sollecitata parlai, identificò il molestatore e andammo qualche giorno dopo a casa sua. Ci venne incontro una moglie con un bambino in braccio e dietro c’era lui . Mio padre lo prese in disparte e gli disse che doveva curarsi, che lui non lo avrebbe rovinato denunciandolo, ma che mi doveva lasciare stare, altrimenti lo avrebbe massacrato di botte. Cara Anfora, quando ancora oggi qualcuno mi mette ancora oggi un braccio sulla spalla cerco di sottrarmi con qualsiasi scusa e in treno cerco sempre di stare dove c’è gente. Cara Anfora, hai fatto un lavoro importantissimo, ti sei guadagnata con il tuo viaggio veramente di essere testimone viva delle nostre vite e questo ha preso importanza sempre di più man mano che toccavi le diverse realtà, credo che vorrai rielaborare tutto quello che hai raccolto dentro di te, oppure trattenerlo, la parola tanto… circolerà. Un abbraccio

LECCO

Perché semplicemente temo quella presenza astratta, che percepisco sempre alle mie spalle. Con la bocca spalancata, che si accinge ad urlare, ma quegli occhi di ghiaccio le tolgono la parola.

Guardati allo specchio e chiediti: “Cosa posso fare per renderti felice?”

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Brescia anfora e lume

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