Valentina Chiarappa

Roma 6/6/07

Quote no partecipazione sì
Questo potrebbe essere lo slogan o la sintesi della campagna 50 e50

50 e 50 non è un discorso di quote, anche si parla di numeri, perché le quote interessano gli uomini e non le donne.

Il meccanismo democratico rappresentativo, così come si è venuto configurando, poggia sulla delega e, quindi, su una inevitabile “contabilità politica”. Nelle assemblee elettive non si può non applicare una quantificazione proprio perché bisogna stabilire il numero di coloro che vanno a rappresentare il corpo elettorale. La democrazia ha a che fare con i numeri che ci piaccia o no. Fintantoché è questo il dispositivo con cui dobbiamo “fare i conti”, non possiamo sottrarci.

Il punto cruciale è un altro: in base a quale criterio si coniuga l’approccio contabile con la partecipazione garantita a tutti e tutte? Come si salvaguarda il principio egalitario ed universale della partecipazione?

La questione è tutta qui

E’ ovvio e può sembrare banale ripeterlo, ma ogni principio universale rinvia ad un soggetto “collettivo” astratto, in quanto ciò che definisce è applicabile ad una pluralità pensata come unitaria.

Unitario, tuttavia, non coincide con singolare, significa semplicemente accorpamento di diversità, sulla base di un riconoscimento di tratti comuni

Le strade scelte da uomini e donne per dare concretezza ai principi universali si divaricano a questo livello

Agli uomini piace pensare l’unità come singolarità (il soggetto collettivo è un uno monocefalo che nasconde la dualità di genere originaria) perché questo consente loro di stabilire arbitrariamente quale proporzione di maschile e femminile va a comporre questo uno

Le donne più “realistiche del re” pensano ad una singolarità duale (il soggetto collettivo è un uno bicefalo) e, dunque, l’unica strada percorribile per dare voce alle due teste è la parità numerica, appunto 50 e 50

Insomma difendere la democrazia paritaria non è inseguire attraverso i numeri ciò che ancora non è nell’immaginario collettivo, non è cercare una “forma” appagante perché la “sostanza” è deludente è, solo e soltanto, sostenere la partecipazione piena e compiuta.

Quanto al rischio di ritrovare nei luoghi decisionali donne stupide, allineate magari con la logica maschile della gestione politica, non è questo un problema che attiene al meccanismo numerico. La qualità del personale politico all’interno delle assemblee elettive ha a che fare con la selezione dei candidati, con le logiche di partito e con tutte le scelte non dettate dalla meritocrazia e dal rapporto col territorio, ha a che fare, insomma, con tutti quei criteri che non stabiliscono una relazione autentica tra candidato e corpo elettorale

Se non confonderemo il meccanismo rappresentativo con quello selettivo, saremo in grado di replicare a quanti riducono la campagna 50 e 50 a mero accanimento paritario. Pensiamoci!

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