05 febbraio 2009, Giornata contro la violenza e il maltrattamento delle donne: Bisceglie è coesa
Grande successo della manifestazione e grande partecipazione degli alunni delle scuole cittadine
di Serena Ferrara
Intensa, partecipata, suggestiva, la giornata del 4 febbraio a Bisceglie. In mattinata l’arrivo della staffetta dell‘UDI (Unione Donne in Italia) da Orsara di Puglia, accolta dalle autorità e dagli studenti di tutte le scuole biscegliesi; poi una serie di performances a tema, presso il Teatro Garibaldi.
Nel pomeriggio un forum dedicato agli studenti, poi un dibattito promosso dalle socie Fidapa, incorniciato da ulteriori, toccanti performances artistiche e da una mostra di “feroci” opere al femminile realizzate dall’UNITRE e dagli studenti delle scuole medie biscegliesi di primo grado. Ma per il suo valore simbolico, la giornata del “passaggio dell’Anfora” è stata scelta anche per la presentazione della locale Commissione Pari Opportunità, la cui definizione ultima sarà oggetto del prossimo Consiglio Comunale; e per il lancio, da parte del sindaco Spina, del progetto di creazione di un Centro Risorse donna. Organizzatrice della manifestazione pomeridiana (un dibattito tra forze dell’ordine, psicologi, medici ed avvocati moderato dal giornalista GDM Luca De Ceglia), la professoressa Tonia Valente. Si è parlato di “Stalking”, l’insieme di atti persecutori su cui il Governo, ha commentato il Sost. Procuratore della Repubblica dott.ssa Carla Spagnuolo, sta lavorando in questi giorni, per emettere una legge sulla nuova fattispecie di reato.
«Messaggi, e-mail, regali insistenti, pedinamenti, presunzione al diritto di un controllo totale della vittima, sono gli atteggiamenti deviati più tipici dello stalker, che spesso è un disadattato e come tale va curato. – ha annotato invece la dott.ssa Vincenza Di Franco, Dir. Psicologa del Consultorio Familiare ASL – BAT.- Lo stalking non è per forza collegato ad atti di stupro, ma può sempre degenerare in violenza, se non si interviene con risolutezza. Laddove è troppo tardi per la prevenzione, la terapia dovrà coinvolgere sia la vittima che il persecutore. E agli psicologi tocca entrare nella sfera del dolore ed eradicare dal profondo il “male”». E se per lo psicoterapeuta è necessario entrare in empatia con chi perpetra violenze fisiche o psicologiche, un atteggiamento di distacco è necessario alle forze dell’ordine per individuare e bloccare colui che attua strategie vessatorie volte ad intimidire chi le subisce. Esistono diverse tipologie di stalking: dal semplice corteggiamento pedante, allo Stalking delusionale e di fissazione. Ma il 70% dei casi riguarda molestie da parte dell’ex-partner, che a causa del risentimento provocato dalla precedente relazione conflittuale, odia, diffama, minaccia la vittima e controlla la sua vita tramite iniziative giudiziarie volte all’affidamento, al mantenimento, agli incontri con i figli. C’è poi lo stalker sadico, solitamente un borderline che si eccita di fronte alla paura. E di qui al femminicidio la strada è davvero breve.
Alla dott.ssa Rita Mariani (Funzionario Polizia di Stato presso la Questura di Bari ) è toccato illustrare S.I.L.VI.A., acronimo di Stalking Inventory List per Vittime e Autori. Si tratta del nuovo formulario realizzato dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia e il Centro Studi Cesvis, destinato alle Forze di Polizia, per monitorare i casi di “stalking”. « Uno strumento oggi indispensabile – ha detto la dott.ssa Mariani – se consideriamo l’incremento del 10% di violenze nel solo 2008. E soprattutto tra le mura domestiche».
Numeri della vergogna in continua crescita, che accomunano l’Italia al resto del mondo. Numeri non solo da urlare ma soprattutto da rettificare: con urgenza, con coscienza, con risolutezza.
Le riflessioni di Maria Luisa Di Bari e Luciana De Leo
«Ti amo donna, uccisa da mille pregiudizi. Con la sofferenza appesa al tuo ventre, con gli occhi arrossati dal pianto e le guance raddolcite dai baci di uomini innamorati. Con i seni succhiati da bocche di bimbi che ti chiedono la vita. Da secoli erri smarrita in un mondo che non sa andare oltre quei seni e quel grembo che genera vita e piacere. Da secoli orecchie di tutto il mondo odono i tuoi lamenti. Ma nessuno ti ascolta. Eppure il tuo dolore riesce ancora ad urlare, la tua voce sa farsi sentire in ogni strada, in ogni vicolo del mondo. Hai saputo restare in piedi anche quando avrebbero voluto buttarti indietro di secoli. Quante sofferenze e umiliazioni ci vorranno ancora per comprendere il valore della tua forza? Quanta vita dovrà ancora passare dal tuo grembo per pagare il giusto prezzo della tua esistenza? Come abili artigiani hanno fatto di te una statua di cera. Seni belli e prorompenti. Fianchi sinuosi. Sedere perfetto. Labbra carnose. Occhi ammalianti. Ti hanno nascosto l’anima e il cervello, e tutte le tue volontà. Quando poi te li hanno lasciati, ti hanno nascosto dietro un velo, un burka, un pregiudizio, perché qualcosa di te non si vedesse. Ma in fondo è sempre l’anima che ti hanno nascosto. Purché tu apparissi la persona che altri volevano. Hanno tentato di nasconderti l’anima. E quando non hai voluto, ti hanno violata, sfregiata, bruciata, beffeggiata. Ma la tua anima ha lacerato quel corpo di cera per proseguire il suo cammino. E hai camminato in silenzio. Hai partorito figli, per te e per quelle che non potevano più farli o non hanno potuto mai farli. Hai accolto tra le braccia figli smarriti che non hanno mai conosciuto l’amore. Hai dato voce alle tue labbra anche quando ti hanno imposto di tacere: perché tu dovevi urlare anche per chi non poteva più farlo. Hai gridato la tua vita anche quando sei stata uccisa solo perché eri donna. Anche in quei momenti urlavi per le altre donne che erano morte come te e per quelle che come te sarebbero morte. Hai gridato con la consapevolezza che le altrui grida e le tue sarebbero divenute il grande urlo che l’umanità si porterà dietro ancora per secoli. Fino a quando, camminando, ti sentirai finalmente un’alba libera e trasparente. Ed allora potrai finalmente parlare, ascoltare, invecchiare, morire, con la libertà intrisa del sangue di tutte le donne che prima di te sono morte per la libertà». (Luciana De Leo – Fidapa)
«Il nichilismo ormai da tempo sembra essere l’aspetto più rilevante della cultura contemporanea. Esso significa negazione. Hai gridato con la consapevolezza che le altrui grida e le tue sarebbero divenute il grande urlo che l’umanità si porterà dietro ancora per secoli. Fino a quando, camminando, ti sentirai finalmente un’alba libera e trasparente. Ed allora potrai finalmente parlare, ascoltare, invecchiare, morire, con la libertà intrisa del sangue di tutte le ella verità, sradicamento dei valori, ottica senza senso con cui si guarda al divenire umano e cosmico, riduzione della ragione a puro strumento di potenza tecnologica. Ragione che dovrebbe essere, invece, criterio e valore, che guida e controlla le azioni umane. L’esaltazione del benessere materiale sembra allora essere l’unica origine della felicità e dell’affermazione personale, raggiungibili con qualsiasi mezzo, persino con la violenza, nella continua ricerca di emozioni sempre nuovi e forti, per rimediare alla povertà di una vita vuota e senza un perché. L’individualismo, inteso come esaltazione di se stessi e annientamento dell’altro, riduce l’uomo a solo potenza, anzi pre-potenza fisica. Queste sono le cause prossime della violenza contro le donne. Le donne dovrebbero essere le naturali interlocutrici dell’uomo, mas, in quest’ottica negativa, vengono viste non come “altra persona”, ma come oggetti che l’io trova sulla sua strada. E, come degli oggetti si può fare uso e anche abuso e distruzione, così accade della donna, di cui si nega la dignità di persona. In questo dilagare di violenza, in questo contesto rozzo o peggio barbaro e crudele, è necessario ricostruire il valore della persona, usando la razionalità come base di una convivenza umana e pacifica. Così si restituirebbe alla donna la dignità perduta, sottraendola all’amaro destino di donna-oggetto che, forse anche per sua responsabilità, ha potuto dilagare. Allora, mettiamoci all’opera rilanciando il valore della donna come persona, che tanta parte ha avuto e ha nella costruzione del vero benessere della nostra società» (Maria Luisa Di Bari Santoro – Anteas)